6.SENTIRSI SPAESATI: LA CONSAPEVOLEZZA


Quando si riceve diagnosi di una malattia si scopre della perdita di una parte della nostra salute e si pensa a quanto quella perdita non sia recuperabile.

Questa “consapevolezza”, a volte, è la comunicazione della nostra vulnerabilità psicologica e fisica, è un tentativo un po’ rude per mantenere intatta la nostra autostima pensando e affermando che se le cose non vanno bene non è colpa nostra, ma di qualcosa che non è sotto il nostro controllo. In parte questo è vero, ma assumerla come verità assoluta porta con sé innumerevoli altri danni di cui la malattia non è responsabile[1].

Una delle fasi più difficili dopo la diagnosi di una malattia è adattarsi alla necessità di assumere terapie farmacologiche. Questa fase si complica maggiormente quando la malattia in questione è cronica e non esistono terapie risolutive per affrontarla. Accettare una terapia farmacologica che durerà per il resto della vita richiede un adattamento degli stili di vita abituali. Quando si devono assumere farmaci viene meno un po’ di quell’illusoria libertà che crediamo ci appartenga. Assumere farmaci implica seguire degli orari e delle indicazioni specifiche (lontano dai pasti, durante i pasti, etc.). Seguire questi orari e queste indicazioni significa dover organizzare la quotidianità intorno a questi momenti e tentare quanto più possibile di prevenire l’imprevisto.

Quando, per esempio, si devono assumere farmaci per i quali è importante l’assunzione a stomaco pieno, giunta l’ora di quel farmaco DEVI aver mangiato, anche se magari, in altre circostanze, a quell’ora avresti voluto saltare il pasto. Quando, invece, si assumono farmaci per i quali è importante l’assunzione lontana dai pasti, è importante creare delle routine affinché pasti e assunzione dei farmaci avvengano più o meno agli stessi, specifici orari.

Di certo, col tempo, l’adattamento e l’accettazione, si raggiunge un certo grado di flessibilità, ma, a grandi linee, resta una routine un po’ schematica e dettata dalle esigenze più che dai bisogni più strettamente fisiologici.
E questa è solo una parte del “problema”.

Assumere una terapia farmacologica espone a degli effetti collaterali più o meno gravi, più o meno manifestabili[2].


Il punto è che una malattia cronica non è una condizione reversibile e focalizzarsi sui problemi, sui punti negativi, sulle difficoltà non aiuterà certamente il processo di accettazione e resilienza.

Allora, consapevolezza alla mano, dobbiamo richiamarci alla responsabilità di prenderci cura di noi stessi al meglio possibile, tentando di raggiungere dei buoni compromessi tra il “volere” e il “dovere”.


                         

 A cura della Dr.ssa Francesca Nicoletti

psicologa che, dopo aver conseguito un master in PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia), si occupa di sostegno psicologico nella cronicità, psico-educazione, scrive contenuti sulle caratteristiche psicologiche dell’autoimmunità e partecipa a convegni che mostrano spiccato interesse alla cura integrata. Coordina un gruppo di lavoro per l’ordine degli psicologi della Calabria sugli IAA (interventi assistiti con gli animali). Quando non lavora si gode full-immersion negli splendidi paesaggi naturalistici della Calabria in compagnia dei suoi fedeli pelosetti Kimi e Milù. Seguila su Facebook

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[1] Francesca Nicoletti (2015-2016), Il bisogno di salute di Francesca, Tesi di Diploma Master II Livello in Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia e Scienza della Cura Integrata: “Effetti di trattamento integrato di tipo PNEI sul quadro clinico e sulla qualità di vita di una donna affetta da Sclerosi Sistemica Diffusa (ScSD). Variazioni del punteggio del test SF36 osservate dopo sostegno psicologico, trattamento osteopatico, meditazione, training cognitivo, dieta specifica. Proposte di protocolli di studio futuri”, Emanuele Caprari, Francesca Nicoletti, Emiliano Rossi, Vera Savigni

[2] Francesca Nicoletti (2015-2016), Scelte terapeutiche, Tesi di Diploma Master II Livello in Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia e Scienza della Cura Integrata: “Effetti di trattamento integrato di tipo PNEI sul quadro clinico e sulla qualità di vita di una donna affetta da Sclerosi Sistemica Diffusa (ScSD). Variazioni del punteggio del test SF36 osservate dopo sostegno psicologico, trattamento osteopatico, meditazione, training cognitivo, dieta specifica. Proposte di protocolli di studio futuri”, Emanuele Caprari, Francesca Nicoletti, Emiliano Rossi, Vera Savigni

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