1.ALBERI, DONNE E SCLERODERMIA


Patrizia, 17enne figlia di un calzolaio, venne portata al Regio Ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, a Napoli, perché lentamente si stava trasformando in legno: la sua pelle era ruvida e secca proprio come la corteccia di un albero.

Venne immediatamente chiamato un medico sessantenne noto per la sua esperienza con i casi più disperati.

Il medico cercò ovunque precedenti e casi simili, consultò libri e trattati antichi e moderni, si riunì con altri colleghi nella farmacia dell’ospedale per avere pareri esterni, ma nulla. Decise di ricorrere ad altre forme di sapere: all’ospedale venne convocato il Principe di Sansevero Raimondo di Sangro, noto per essere particolarmente versato in arti oscure ed alchimia, la sua amante, una ricercatrice ventenne, uno scienziato ed un abate francese.

Il medico fece immergere Patrizia in acqua dolce, leggermente riscaldata con qualche bicchiere di latte per fornire alla pelle sostanze nutritive. Fu un fallimento: forse la pesantezza dell’acqua, forse la sua pressione, la pelle arborea non ne assorbì nemmeno una goccia. Il medico non si rassegnò e provò ad idratarla con del vapore. L’acqua sublimata riuscì finalmente ad entrare nei pori e, trattamento dopo trattamento, la corteccia iniziò a ritornare pelle umana.

Con l’arrivo dell’inverno e del freddo, però, i progressi ebbero una drastica battuta d’arresto dal momento che i pori cutanei si richiusero completamente. 

Dopo un anno di cure, la donna albero tornò ad avere pelle umana, a parlare e camminare. Il dottor Curzio, invece, passerà alla storia come il medico che ha scoperto e curato per la prima volta la sclerodermia: una malattia rara, ma, ancor oggi, esistente[1].

 

Il termine “sclerodermia” deriva dal greco antico e significa letteralmente “pelle dura”. Ad esserne affette sono più frequentemente le donne. Poiché la sclerodermia può assumere varie forme e colpire aree diverse dell'organismo, può essere difficile da scoprire e accertare (diagnosticare).

Nella storia sulla Donna Albero che sconvolse Napoli nel 1752 è racchiusa la drammaticità che ancora oggi accompagna la scoperta di questa malattia e le sue caratteristiche.

Difficoltà e ritardi nella diagnosi.

Difficoltà di ricevere cure adeguate in un sistema sanitario non adatto alle malattie rare.

Segni visibili che comportano conseguenze sociali e personali di rilevanza.

… silenzio … riflessione … consapevolezza …

Tutto questo è drammaticamente vero e irreversibile, eppure porta con sé un connubio dall’incredibile potenza: un albero e una donna, l’uno segno di vita e l’altra capace di dare la vita. Ed è proprio qui che le sorti posso cambiare, invertirsi: una pelle che somiglia alla corteccia di un albero racchiude e protegge dentro di sé la sensibilità e la forza della vita. Ed è così che la vita fiorisce sfidando ogni avversità! 

                                  

 A cura della Dr.ssa Francesca Nicoletti

psicologa che, dopo aver conseguito un master in PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia), si occupa di sostegno psicologico nella cronicità, psico-educazione, scrive contenuti sulle caratteristiche psicologiche dell’autoimmunità e partecipa a convegni che mostrano spiccato interesse alla cura integrata. Coordina un gruppo di lavoro per l’ordine degli psicologi della Calabria sugli IAA (interventi assistiti con gli animali). Quando non lavora si gode full-immersion negli splendidi paesaggi naturalistici della Calabria in compagnia dei suoi fedeli pelosetti Kimi e Milù. Seguila su Facebook

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